
Niko dichiara a Manuela di amarla, dopo neanche un giorno dal loro avvicinamento. Nel frattempo Serena e Filippo girano per Torino da turisti. Mentre Michele fa i conti con la sua disabilità, che non riesce ad accettare
Neanche un giorno insieme, e Niko dichiara già a Manuela di amarla. E non si capisce perchè stesse con un’altra fino a ieri. Ma questo per Upas è il periodo delle storie assurde, e noi continuiamo a far finta di crederci. Così Ferri e Marina devono affrettarsi a firmare il closing con Gaglioffi, prima che lo scoprano in America! Nel mentre, Serena e Filippo fanno i turisti per Torino. La storia più interessante diventa il testamento biologico di Luca, che chiede ad Alberto di fargli da tutor, scegliendo per lui quando porre fine alle sue sofferenze in caso di incapacità. Ma Palladini si rifiuta di farlo. Anche Michele sta sempre peggio: la disabilità inizia a diventare problematica, e lui non la accetta. Mentre Ferri, senza scrupoli, gli offre di fare lo stagista. Una disgrazia dietro l’altra lo incattivisce al punto che affronta direttamente Gennaro accusandolo di avergli cancellato l’inchiesta dal pc. E sotto sotto anche Ferri inizia ad avere i primi sospetti.
L’affezionata soap opera partenopea Un Posto al Sole continua a tessere le sue intricate trame, spesso sfidando la sospensione dell’incredulità degli spettatori con svolte narrative a dir poco… audaci. L’analisi critica de Il Foglio coglie perfettamente questo peculiare aspetto della serie, sottolineando come, pur di seguire le vicende dei nostri beniamini di Posillipo, siamo disposti a sorvolare su alcune “licenze poetiche” decisamente marcate.
L’esempio lampante citato nell’articolo è la repentina e fulminante dichiarazione d’amore di Niko a Manuela, sbocciata a neanche 24 ore da un loro riavvicinamento. Un voltafaccia sentimentale così repentino da lasciare perplessi, soprattutto considerando la sua precedente relazione, la cui fine sembra essere stata archiviata con una velocità sorprendente. Ma, come sottolinea giustamente l’analisi, questo sembra essere il marchio di fabbrica dell’attuale periodo di Upas: storie che rasentano l’assurdo, dinamiche relazionali accelerate e cambi di rotta improvvisi, ai quali il fedele pubblico continua ad “aderire” con una sorta di tacito accordo.
Parallelamente a questo turbinio emotivo adolescenziale, le trame degli “adulti” non sono da meno in quanto a colpi di scena e situazioni al limite del credibile. La fretta febbrile di Ferri e Marina nel siglare l’accordo con Gaglioffi, nel disperato tentativo di nascondere l’operazione ai loro soci americani, aggiunge un elemento di thriller grottesco alla narrazione. La tensione è palpabile, ma la facilità con cui i due imprenditori pensano di poter eludere controlli e verifiche internazionali strappa più di un sorriso (amaro) allo spettatore.
In questo contesto di dinamiche a dir poco “originali”, la storyline più interessante e potenzialmente toccante sembra essere quella legata al testamento biologico di Luca. La sua richiesta ad Alberto Palladini di fargli da tutore, affidandogli la delicata decisione di porre fine alle sue sofferenze in caso di incapacità, introduce un tema etico e profondamente umano. Il rifiuto di Palladini, personaggio notoriamente ambiguo e spesso privo di scrupoli, aggiunge un ulteriore strato di complessità alla vicenda, aprendo interrogativi sulle sue reali motivazioni e sulla sua evoluzione.
La difficile accettazione della disabilità da parte di Michele rappresenta un’altra storyline potenzialmente ricca di spunti di riflessione. La sua frustrazione e il suo crescente senso di rabbia sono resi in maniera efficace, toccando un nervo scoperto per molti spettatori. L’offerta “senza scrupoli” di Ferri di assumerlo come stagista, lungi dall’essere un gesto di altruismo, appare come una cinica mossa per sfruttare la sua vulnerabilità. La reazione di Michele, che lo porta ad accusare direttamente Gennaro di avergli cancellato l’inchiesta dal computer, evidenzia la sua crescente esasperazione e il clima di sospetto che serpeggia tra i personaggi. Perfino Ferri, manipolatore navigato, inizia a nutrire i primi dubbi sulla vicenda, suggerendo che la verità potrebbe essere più complessa di quanto appaia.
In definitiva, l’articolo de Il Foglio coglie nel segno la peculiarità di Un Posto al Sole: una soap opera che, pur non rinunciando a intrecci narrativi a volte inverosimili, riesce a mantenere un forte legame con il suo pubblico, che continua a seguire con affetto le vicende dei suoi personaggi, accettando, con un sorriso indulgente, le “assurdità” che di tanto in tanto vengono proposte. Forse è proprio questa capacità di creare un universo narrativo a sé stante, con le sue logiche interne spesso distorte, a rendere Upas un appuntamento quotidiano irrinunciabile per molti, un luogo familiare dove, pur sapendo di “far finta di crederci”, ci si ritrova comunque coinvolti dalle emozioni e dai drammi dei suoi abitanti.